Dal Massachusetts un nuovo isolante Hi-Tech per mute
di Edoardo Ullo
I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology spiegano la loro ricerca, nata da un viaggio a Taiwan nel 2015 dove parte degli studi si concentrata sui surfisti, in un video
Di Edoardo Ullo
Castori, lontre marine e… surfisti hanno fatto da muse ispiratrici ai ricercatori del Mit (Massachusetts Institute of Technology) che stanno fabbricando delle pelli gommose che simulano il funzionamento isolante delle pelli naturali di questi piccoli mammiferi.
Ancora una volta ci si ispira alla natura per soluzioni che fino a qualche anno fa sarebbero state impensabili.
Da questi, quindi, si stanno realizzando delle mute isolanti che potrebbero risolvere in modo ancora più efficace il problema dell’isolamento dal caldo e dal freddo. Il processo è semplice: l’aria è intrappolata attraverso i singoli peli quando queste pellicce sono immerse in un liquido.
I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Physical Review Fluids e possono servire per progettare materiali bio-ispirati a calde mute pelose.
Molto interesse è stato rivolto al surf come spiega la professoressa di ingegneria meccanica del dipartimento associato al MIT, Anette (Peko) Hosoi che vediamo nel video allegato alla notizia spiegare il tutto.
“Siamo particolarmente interessati a mute per il surf, dove l’atleta si muove frequentemente tra gli ambienti di aria e acqua. Siamo in grado di controllare la lunghezza, la spaziatura e la disposizione dei peli che ci permette di progettare texture per abbinare certe velocità di immersione e massimizzare regione arida del muta”.
La ricerca è nata da un viaggio a Taiwan nel 2015. Hosoi ha portato un gruppo di studenti a Taiwan e visitato diversi produttori di articoli sportivi, tra cui il produttore Sheico Group.
“Sono interessati alla sostenibilità, e ci hanno chiesto se avessimo una soluzione per mute ispirate a materiali naturali – Dice Hosoi – i surfisti, che entrano ed escono dall’acqua vogliono essere veloci nell’adattarsi all’acqua ed al tempo stesso nel mantenersi al caldo”.
A quel punto è nato il problema e la soluzione si è rivolta allo studio dei mammiferi semi-acquatici tra cui, appunto, lontre marine e castori. I biologi hanno osservato che questi animali intrappolano, o “trascinano” l’aria nella loro pelliccia.
Il team ha disposto un piano: realizzare superfici precisi di varie dimensioni, realizzare questa pelliccia immergere le superfici in liquido a velocità variabile, e con immagini video misurare l’aria che è intrappolata nella pelliccia durante ogni immersione.
“Fondamentalmente abbiamo scoperto che il peso dell’acqua spinge l’aria, ma la viscosità del liquido resiste al flusso – spiega Hosoi – l’acqua si attacca a questi peli che impediscono la sua penetrazione”.
Fonte: http://news.mit.edu/2016/beaver-inspired-wetsuits-surfers-1005