Riqualificazione urbana a Palermo: piccole opere per grandi progetti

Intento nobile, ma a volte basterebbe pensare all’ordinario piuttosto che allo straordinario. Qualcuno però vorrebbe strafare. C’è chi alla bellezza del mare già pieno di pesci vorrebbe aggiungere un acquario da quattordici milioni di litri d’acqua. Oppure una ruota panoramica, locali sul mare e chalet alla bandita. Prima di pensare allo straordinario, però, sarebbe meglio forse occuparsi dell’ordinario.

di Valerio Tripi

Dietro la parola “riqualificazione” a volte ci sono significati e intenzioni diverse. Il rischio spesso è che una cosa già bella com’è venga prima deturpata, poi recuperata e alla fine stravolta. A volte basta poco, educazione al rispetto dei luoghi e cose semplici al posto delle soluzioni cervellotiche. Il rispetto dei luoghi sembra ovvio, ma non lo è. Soprattutto guardandosi attorno, passando per luoghi fantastici sporcati dall’uomo. Il primo passo sulla strada dell’educazione può essere far vivere i luoghi da riqualificare, facendo in modo che i cittadini comincino a sentirsi padroni della propria città e la rispettino allo stesso modo in cui non buttano la spazzatura nel salotto di casa propria. Stilare un calendario di attività a cui tutti possono prendere parte diventando in prima persona attori della riqualificazione, solo in questo modo si inizierà ad indentificarsi nella propria città e trasformarla nel proprio salotto. Una soluzione che può diventare sistema anche nel caso della pianificazione degli interventi di manutenzione ordinaria: redigere un programma di attività iniziali fino a quando l’organizzazione di appuntamenti non diventi automatica e spontanea.

L’intento al momento del primo passo di una riqualificazione forse è sempre quello fra i più nobili. Il risultato però non sempre è in linea con il progetto iniziale. Basta vedere quanto accade ogni volta che si parte con l’idea di riqualificare una zona mettendo insieme il ricordo di com’era quella zona prima di essere sfinita dal degrado e poi le immagini di come è diventata. Accade ovunque. E dovunque ci saranno delle divisioni fra chi è soddisfatto per il nuovo volto di una determinata zona e chi invece la ricorda com’era. Ma c’è anche una versione oggettiva della faccenda: a volte sarebbe meglio optare per cose semplici piuttosto che inventarsi strutture faraoniche e modificare per sempre il volto di un posto degradato da riqualificare.

Un esempio di zona che nel corso degli anni ha cambiato decisamente aspetto è il Foro Italico. Una volta lì era tutto mare fino a dove oggi c’è l’asfalto. Nel filmato degli anni ’30 del Foro Italico di Palermo, tempi che furono della bella epoque in cui il rispetto e il senso civico dell’uno verso l’altro era simbolo di civiltà, di cortesia, di onore, di vera signorilità.

La strada praticamente era tutto un lungomare. Poi la passeggiata della marina nel periodo della seconda guerra mondiale subì una prima trasformazione per liberare le strade dai materiali di risulta dovuti ai bombardamenti. Il tratto di mare scomparve e nacque quella zona che oggi è il cosiddetto “pratone”. Ma fra quel periodo e i giorni nostri ci furono altre riqualificazioni, periodi attraversati anche da sede per un luna park permanente, un campo rom e piazzale per sistemare periodicamente i vari circhi. Nel 2000 la trasformazione nell’attuale giardino da circa quarantamila metri quadrati.

Fra i progetti dell’amministrazione comunale palermitana torna spesso la riqualificazione delle aree costiere di Mondello, Sferracavallo e Costa Sud. Gli obiettivi dell’operazione sono lodevoli: migliorare il decoro della costa attraverso interventi di pulizia e manutenzione dei vari tratti, delle aree a verde, degli impianti, degli arredi e delle strade; effettuare interventi di piantumazione e di potatura finalizzati a migliorare la sicurezza di cittadini e veicoli, con particolare attenzione alle aree verdi di pertinenza delle scuole; ripristinare gli impianti di illuminazione pubblica; realizzare interventi di manutenzione della segnaletica stradale (verticale e orizzontale); avviare il programma di manutenzione di strade e marciapiedi in specifiche aree; sostituire i cassonetti, eliminando quelli in peggiori condizioni; posizionare nuovi cestini gettacarta; rimuovere alghe depositate sul litorale e le ramaglie; pulire le caditoie; realizzare specifici progetti di riqualificazione con la realizzazione di alcune aree gioco per bambini e il posizionamento di nuovi arredi.

Qualcuno però vorrebbe strafare. C’è chi alla bellezza del mare già pieno di pesci vorrebbe aggiungere un acquario da quattordici milioni di litri d’acqua. Oppure una ruota panoramica, locali sul mare e chalet alla bandita. Prima di pensare allo straordinario, però, sarebbe meglio forse occuparsi dell’ordinario. La natura è così bella che basterebbe lasciarla in pace senza distruggerla e poi riqualificarla. È chiaro che davanti a soluzioni ecocompatibili natura e uomo hanno dimostrato nel corso di millenni di sapere convivere. Proprio la Costa Sud è l’esatto esempio di come la natura sappia fare da sola quando l’uomo è stato fin troppo invasivo: lì la natura è riuscita da sola a rigenerarsi nel tratto di costa trasformato in discarica ridiventando spiaggia.

E oggi si guarda con fiducia alla possibilità di tornare a farsi il bagno dopo che il mare ricomincia a ripulirsi per l’effetto delle opere che bloccato gli scarichi fognari in mare.  

E poi c’è l’aspetto dell’incuria: uno dei progetti di riqualificazione partiti e mai completati riguarda Romagnolo. Lì nel 2002 partirono i lavori per una splendida passerella sul mare. Un pontile costato 2,3 milioni di euro e praticamente abbandonato a se stesso sin da subito. Nel corso degli anni si sono alternati atti di vandalismo a periodi di vigilanza pagata con i soldi pubblici. Poi al posto della sorveglianza il sequestro e i sigilli fino a lasciarla utilizzare da barboni che probabilmente per riscaldarsi hanno fatto incendiare la parte sottostante e forse definitivamente compromesso la struttura che era già a rischio crolli e stracolma di rifiuti. Di seguito due foto della struttura dopo l’inciendio.


In queste foto la Cala di Palermo dopo la riqualificazione, il prato ed arredo urbano e la discutibile ampia struttura con piscina (foto dall’alto) utilizzata da un club privato. La gradevole e funzionale zona d’ombra (vedi foto sotto) è stata trasformata in Pub/Ristorante che come è ben visibile dalla foto successiva occupa la gran parte di area destinata per la libera fruizione del lungomare.

l progetto della Cala è stato realizzato dagli architetti Sebastiano Provenzano e Giulia Argiroffi, con interventi apparentemente piccoli riuscendo a migliorare la sede della Società Canottieti Palermo e la fruibilità dell’area da parte di residenti e turisti.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=ZkTSeJympug

 

  


Inserito da Redazione 10 Dicembre 2017
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